venerdì 31 ottobre 2014

Nessuno sceglie di che morte morire di Silvana Di Girolamo - Quinta parte



La signora Lia Verruso si era sempre alzata all'alba. Detestava le sveglie, non ne aveva mai posseduta una e quando suo marito era morto era stata la prima cosa che aveva fatto sparire del defunto. Aveva sempre odiato quel tic tac che sembrava comandare ogni suo attimo di vita, ogni respiro dell'aria che ingoiava. E che aveva scandito ogni minuto della lunga malattia di quell'uomo. 

Lei non ne aveva bisogno, punto! Sapeva percepire l'attimo stesso in cui il sole faceva capolino su questo emisfero terrestre, il suo corpo lo sentiva e si svegliava all'istante, pronta e vispa come una scolaretta al suo primo giorno di scuola. Lei viveva all'unisono con l'ambiente che la circondava e conosceva ogni rumore del quartiere a quell'ora. Come un direttore d'orchestra sapeva un attimo prima che suono avrebbe sentito e ne sapeva interpretare il significato. Per questo avvertì subito la voce fuori dal coro in quella umida mattina di marzo. E allenata com'era, non le ci volle molto per capire da dove venisse. Solo non riusciva a comprendere perché la signorina del piano di sotto producesse quello strano rumore metallico, oltretutto fuori tempo, privo di ritmo. Strideva proprio con l'armonia dei suoni naturali che era abituata a sentire provenire dal palazzo. Si spostò di stanza in stanza finche non fu proprio sopra a quel rumore. Adesso poteva percepirlo anche con i piedi. Era terribilmente stonato! D'altra parte corrispondeva perfettamente al carattere stridente della vegliarda, non ci si poteva aspettare nulla di melodioso da lei, da una personalità così sgradevole. 

<Si ma ...perché? Perché mai le è venuto in mente di mettersi a 'suonare' come una jazz band fradicia di rum a quest'ora così melodiosa del giorno? > Mentre si faceva queste domande cercava di calcolare il punto esatto di origine di quello strimpellio sgraziato. Non riusciva a stabilire se provenisse dal bagno o dalla cucina. Ma ecco che il suono cessò del tutto. La signora Lia ringraziò mentalmente qualunque cosa fosse intervenuta perché ciò accadesse e tornò alle sue faccende. 


La vecchia era allo stremo. Maledicendo quella brutta stronza del piano di sopra che non capiva un cacchio, svenne. Per parecchio tempo stavolta.


giovedì 30 ottobre 2014

Silvana Di Girolamo - Tra i tuoi piedi e le mie orecchie



               Resterai un ciabattìo 
               Un borbottio inascoltato
               Sottofondo inesplorato

               Un ricordo
               Mio malgrado

               Non puoi sfuggire al destino
               Delle tue stesse mani
               Loro tessono
               E tu credi di fare

               Ma i fuochi sono tutti spenti
               Solo qualche guizzo qua e la
               Il resto è gelo



Foto: Monumento dedicato allo scienziato Ettore Castronovo 
al Cimitero Monumentale di Messina

Nessuno sceglie di che morte morire di Silvana Di Girolamo - Quarta parte


< Sono l'unico superstite di una guerra batteriologica perpetrata ai nostri danni. Noi! Un popolo glorioso che si faceva vanto di possedere le migliori capacità organizzative del pianeta. Noi! Una immensa colonia nota per la sua forza e la sua astuzia. 



Ma anche il più colossale dei giganti cade se l’istinto sopra vale sull’intelletto. Impazziti per quel liquido viscoso emesso da quella cosa, perdemmo ogni ragione ed ogni cautela. Non una guardia rimase a vigilare, nessuno che dirigesse la moltitudine ormai posseduta da una brama indescrivibile, giacché quella maledetta sostanza dava alla testa come il più pericoloso dei poteri….

Evidentemente l’odore era così penetrante che i suoi effluvi arrivarono fino alla Madre. Fu così che l’intero popolo di cui mi onoravo di far parte, si ritrovò a banchettare su quella immensa e generosa carcassa. >


< Lottava per rimanere sveglia. Lottava per avere quel minimo di ossigeno che il suo cervello in lavorio reclamava. Elaborava piani che subito era costretta a scartare per evidenti problemi tecnici, visto che era bloccata lì e niente avrebbe potuto compiere il miracolo di farla muovere. Intanto deglutiva più formiche che poteva. Il suo stomaco di ferro, capace di digerire anche locuste, era entrato a far parte degli aneddoti di famiglia. Quando si voleva fare l’esempio di qualcosa capace di sciogliere più dell’acido delle famiglie mafiose, era al suo stomaco che si faceva riferimento. I malcapitati insetti, nonostante il loro carico incorporato di formalina, facevano una orribile fine bruciati dagli acidi gastrici e dal livore della vecchia. 
Intanto il tempo stringeva. Quelle bastarde parevano aumentare ad ogni secondo, non poteva certo sperare di inghiottirle tutte. Una risata le scrosciò nella mente, immaginando che non avrebbe avuto il tempo necessario per vederle trasformate in merda il mattino dopo. Ruotò gli occhi intorno cercando qualcosa che le potesse dare un’idea di come attuare la sua tremenda vendetta nei confronti del mondo. 

Un bel fuocherello che si portasse via tutto il maledetto palazzo che l'aveva vista crescere e miseramente invecchiare, per esempio. Ma come arrivare al tubo del gas e all'accendino? 

Almeno far correre i pompieri a sgomberare tutti gli inquilini, quei maledetti stranieri, gentili si, ma che non capiscono un cazzo quando gli parli!



Fu allora che si ricordò di avere dato un giorno le chiavi del suo appartamento a quell'impicciona della signora di sopra. Lia non era certo straniera! Anzi fin troppo palermitana! La sua lingua era nota nell'intero quartiere, fino al Borgo Vecchio e ritorno. Ma una volta che aveva avuto una brutta bronchite aveva dovuto cedere, le aveva dato un mazzo delle sue chiavi perché potesse portarle le medicine dalla farmacia. E da allora la stronza aveva inventato mille e una scusa per non restituirgliele quelle chiavi. Quando aveva capito che tanto se ne era fatta sicuramente una copia, aveva desistito a chiederle indietro. Così d'istinto cominciò a battere con la mano sana la bomboletta di insetticida sul piede metallico del vecchio tavolo della cucina. Si stancava in fretta, doveva riposare a lungo dopo una decina di colpi, ma contava sul fatto che ormai era l'alba, il momento di massimo silenzio di tutte le 24 ore.>




mercoledì 29 ottobre 2014

Nessuno sceglie di che morte morire di Silvana Di Girolamo - Terza parte




< L'ebrezza selvaggia che provavamo aveva qualcosa di atavico, qualcosa che ci riportò tutti quanti allo stadio primordiale della nostra coscienza. Secoli di evoluzione e addestramento vennero spazzati via in un colpo solo grazie a quell'odore così viscerale. Ormai ognuno di noi aveva perso ogni pensiero collettivo ed era tornato ad essere solo ed esclusivamente un individuo, conscio solamente del proprio istinto e del bisogno che imperava attraverso di esso. Nulla di strano quindi che nessuno di noi ebbe premonizione di quanto stava per accadere ... >

< La coscienza si rifiutava di soccorrerla. Si sentiva galleggiare in una specie di sospensione animata, in cui i pensieri andavano avanti da soli, in automatico. I suoi ricordi cominciarono a vagare disordinatamente presentandosi come vecchie foto intrise di immaginarie didascalie. Lei da bambina con le trecce e un enorme fiocco sotto il mento, all'asilo da quelle troie di suore; la ragazza che era stata piena di aspettative nonostante gli anni della grande guerra; l'amore che non era venuto, anzi che l'aveva tradita ancor prima di essere suo; la donna matura e acida che era diventata, costretta a lavorare dodici, quattordici ore al giorno, festivi compresi; infine la vecchiaia, con tutte le sue lordure, le interminabili giornate sempre uguali attraverso le stagioni, i giorni e le notti, l'ora della pillola, del giornale radio, le alzate notturne per pisciare.
Queste ultime immagini le servirono come trait d'union. In una impennata di coscienza tornò in se e si rese conto di essere a terra, con diverse ossa sbriciolate sotto di se e copiosamente sanguinante. Maledicendo l'aspirinetta che la costringevano a prendere per evitare un ictus, responsabile ora di quell'inarrestabile emorragia, cercò di radunare i pensieri e capire come effettivamente stava messa. Non provava paura, il suo carattere arcigno temprato dagli anni di solitudine ed astio ben coltivato nei confronti della vita stessa, la rendevano immune sia all'autocompatimento che al panico. E però non poteva di certo rimanere per sempre così, doveva studiare la situazione. Era così concentrata nel trovare una soluzione, così intontita dalla micidiale botta che aveva preso in pieno viso cadendo, che si accorse solo in quel momento di qualcosa di strano, qualcosa che non tornava. E si, perché quel formicolio che sentiva dentro al naso, la bocca e le orecchie aveva qualcosa di eccessivo perfino nelle sue condizioni! Aprì un occhio tanto quanto le era permesso dalla contusione e si ritrovò a guardare dritta in faccia una formica che, agitando le sue zampine anteriori la azzannò con il suo apparato boccale. Urlò, non tanto per il dolore o la paura, quanto per l'onta ricevuta. Quelle stronze! Era tutta colpa loro! Adesso la stavano smontando pezzetto per pezzetto e portando via nella loro lurida tana. Solo che lei non era un pacco di zucchero! Lungi da lei l'orrore che la situazione avrebbe dovuto procurarle usò, come sempre, quella rabbia per accedere alla sua riserva personale di metodi di vendetta. Infatti era perfettamente conscia di essere spacciata e la cosa non le dava nessun dispiacere, anzi cominciava a provare una sorta di selvaggia gioia nel constatare che le veniva data l'occasione di andarsene facendo danno. Doveva solo resistere fino a quando non le sarebbe venuto chiaro in mente come. >

martedì 28 ottobre 2014

Nessuno sceglie di che morte morire di Silvana Di Girolamo - Seconda parte




< Gli ultimi granelli di zucchero, questa meravigliosa sostanza che ci avrebbe permesso di crescere e moltiplicarci a dismisura, stavano per essere raccolti dai soldati operai. Ci sentivamo davvero euforici e soddisfatti come solo una missione audace e ben riuscita può rendere un esercito, quando un tremendo rumore ci fece ringoiare tutta la nostra boria in un solo respiro..... >

< Si sciacquò sommariamente le mani e aprì quella terribile porta a soffietto di cui persino lei, con la sua sordità acuta, percepiva il frastuono. Ciabattò un piede dentro la cucina e si bloccò! Una doppia fila di quelle insopportabili formiche si dipanava proprio tra lo stipetto dello zucchero e il davanzale della finestra. Con un grugnito di disapprovazione e trionfo nello stesso tempo allungò la mano verso lo scaffale dove aveva preventivamente riposto la bomboletta di insetticida, ma nell'alzare il braccio troppo repentinamente si sbilanciò barcollando e rovinando sul pavimento. Inutile specificare che le sue fragili ossa di 87enne non ressero l'impatto e che anzi qualcuno si sbriciolò. Di più! La sua faccia nell'incontrare il pavimento cedette e prese a sanguinare copiosamente. A questo punto, grazie ad un pietoso meccanismo antichoc, la vegliarda perse totalmente i sensi ...>

< Qualcosa di enorme comparve all'improvviso muovendosi verso di noi. La sua imponenza era tale da far tremare anche il più temerario di noi, che pure eravamo in tanti. Il tempo si fermò per un lunghissimo istante durante il quale sembrò che il mondo intero perdesse un battito. Poi la cosa si mosse, caracollò e precipitò su di noi. Le file si ruppero e seguì un parapiglia guidato solo da un cieco terrore. Molti di noi scomparvero alla vista sotto quella specie di montagna morbida.
Ma il soldato annidato dentro il nostro raziocinio reagì e, quasi come parte di un solo essere, smettemmo tutti di correre all'impazzata. Convergemmo incontro quella cosa, che ora non si muoveva quasi più, attirati anche da un odore fortissimo che sembrava sgorgare da quell'abominevole massa. Qualcosa di liquido e viscoso si stava ora spandendo sul pavimento e l'odore veniva proprio da li. L'analizzatore di sostanze incorporato dentro ognuno di noi ci disse che si trattava di un elemento ricchissimo di nutrienti vitali. Cosi ricco che una sola goccia poteva bastare ad ognuno di noi per sopravvivere ad un intero inverno. Non fu necessario nessun comando perché tutti ci riversassimo all'unisono in direzione di quella incredibile manna. Molti rimasero invischiati su quella sostanza appiccicosa, e vennero usati come gradini di una scala per arrivare direttamente sulla cosa che la produceva. Seguendo la scia ci riversammo dentro delle rosse caverne che sembravano la fonte di quell'incredibile abbondanza. Una voluttà demoniaca ci prese mentre sguazzavamo in quel rossore profondo, dimentichi di tutto, salvo di quel presente ... >

lunedì 27 ottobre 2014

Nessuno sceglie di che morte morire di Silvana Di Girolamo - Prima parte



 < Arrivammo che era notte. Oltre il buio, la distanza ci separava dalla Madre. La missione incombeva. Avevamo paura, ma nulla avrebbe potuto prepararci meglio di una lunga attesa dietro le dune. Una strana palla luminosa si muoveva lentamente nel cielo. A guardarla faceva male agli occhi. Ci sentivamo scoperti. Quello che vedevamo intorno a noi era uno spazio troppo infinito da immaginare. Ci stringemmo ancora di più, almeno quel tanto che ci permettevano le nostre corazze. Eravamo davvero tanti! Guardarci tutti ci metteva coraggio. Il numero è la nostra forza, ripetevamo tra di noi. Riusciremo nella nostra missione di sopravvivenza, l'intero popolo dipende da noi, da quello che saremo capaci di concludere in queste poche ore. Dall'inizio della fila ci giunse il sibilo del comando. Serrammo ancora di più i ranghi e ci precipitammo tutti nella stessa direzione, seguendoci l'un l'altro come ci era stato insegnato durante il lungo addestramento. I guastatori avevano trovato un punto debole e da li ci riversammo dentro come un fiume in piena. Il nostro apparato in dotazione ci permetteva di dirigerci a colpo sicuro verso la meta. Quelli più avanti di noi avevano già raggiunto l'obiettivo e un'altra fila si stava già formando con direzione inversa alla nostra. Il bottino era davvero di quelli eccezionali, così come ci aveva garantito Il Saggiatore.
Tutto andava a meraviglia, l'operazione si svolgeva con grande efficienza e velocità. Non avremmo tardato ad ultimare la missione e tornare sani e salvi dalla Madre con un prezioso bottino. 

Uno strano rumore ci allarmò. Sembrava come di acqua che cade. Per un attimo ci bloccammo spaventati, poi arrivò l'ordine di continuare..... >

< La sua vescica era ormai una crêpe inservibile. Le toccava alzarsi due tre volte a notte. Era stata dal dottore, quell'eurologo le aveva prescritto delle pillole. Le aveva provate, ma l'unico effetto, peraltro non previsto, era stato quello di coprirsi di un rash cutaneo stile fuoco di sant’Antonio. Aveva provato col vaso da notte, ma più di una volta lo aveva rovesciato giusto quando era già pieno. Infine la mutua aveva preso a passarle quegli osceni pannoloni da superbimbaminkia. Ma non ce la faceva proprio a sopportarli, anche perché provateci un po’ voi a mettervi il pannolone da soli! Lo attacchi da una parte e quando provvedi dall'altra, ti accorgi che è tutto sbilenco. Riprovi una, due, tre volte finché non si spappola tutto per casa che poi ti tocca pure ripulire! 

Anche quella notte era già la terza volta che si alzava. Aveva sonno, Cristo! Bei tempi quando se la tirava sei sette ore di fila! Che la mattina era lucida e attiva, non come adesso, una perenne rincoglionita che mastica risentimento a ogni passo che muove. 

Dopo la solita interminabile attesa che anche le ultime gocce di urina fossero venute giù, si asciugò alla meglio, si tirò su dal water, si girò e tiro lo sciacquone .... >


domenica 26 ottobre 2014

Massimiliano Cerreto - Regalo di compleanno


Edward Hopper, Woman in the sun, 1961
Lasciò la stanza, e le finestre rimasero aperte, quasi che le tende volessero salutare il suo passaggio. Sul letto c'era ancora quell'estate fatta di silenzi e zanzare da scacciare via come i brutti ricordi. Padrona di nulla, neppure di quel corpo che in tanti avevano avuto l'illusione di possedere. Padrona solo di un tempo che non c'era mai stato, spazio aperto tra ciò che sarebbe dovuto essere e ciò che non può esserci.


Come un amante geloso, la notte la protesse dallo sguardo del mondo mentre era lì, a cercare una risposta nel vuoto. Sospesa, dall'alto di un dubbio, guardava al passato pensando al futuro. Il sonno tentò di abbracciarla, ma lei gli bruciò addosso una sigaretta, e poi un'altra ancora. Era stata ferita, troppe volte, ma ebbe ancora la forza di trascinare l'alba su di sé. Sarebbe stato un altro giorno, un altro regalo, di quelli che non hai il coraggio di chiedere, ma che speri di ricevere, prima o poi.

©Massimiliano Cerreto -
Titoli provvisoriper un romanzo postumo


sabato 25 ottobre 2014

Impiccata (Reyhaneh) - Silvana dg Dinka


Sorella nata in terra antica
Quando studiai la storia
Mi dissero che la Persia
Fu una grande civiltà

Adesso leggo di te e ho freddo
Mi rannicchio tutta dentro
Per combattere un gelo
Che non riesce ad avere riscatto
Mentre conosco solo annichilimento
Verso leggi fatte dall'uomo
A sua immagine
somiglianza e compiacimento

Ma ancor più resto sconvolta
Verso altre donne
Come me e come te
Che hanno perduto ogni essenza
Hanno abiurato la luce femminea

Oggi
Che ogni paese del mondo
È raggiungibile comodamente
In poche ore

Oggi
Che attraverso tecnologie
Alla portata di tutti
Possiamo conoscere modi alternativi
Di vivere la nostra vita

Oggi
Io mi sento distante da tutto
Mi dissocio da tutto

Ma sono con te sorella mia
Con te
Condannata per avere difeso
il tuo corpo, il tuo tempio

ph Ulrike Bernardt



Nota: Reyhaneh era stata arrestata nel 2007, quando aveva 19 anni, per l’omicidio dell'uomo che aveva tentato di stuprarla. La ragazza era stata condannata a morte dopo un processo viziato da irregolarità secondo quanto denunciato da Amnesty International. Reyhaneh ammise di aver accoltellato alle spalle l’uomo, ma per difendersi da un’aggressione sessuale. Il tribunale non tenne però conto delle sue parole e per Reyhaneh arrivò la condanna a morte. Il perdono della famiglia della vittima avrebbe salvato la ragazza, ma per farlo il figlio dell'uomo ucciso le aveva chiesto di negare di aver subito un tentativo di stupro. Lei si è sempre rifiutata di farlo. Gli appelli per fermare l’esecuzione non bastarono. Reyhaneh Jabbari fu impiccata la mezzanotte del 25 ottobre 2014 nel carcere di Teheran dove era rinchiusa. All’esecuzione erano presenti i genitori di Reyhaneh e il figlio della vittima che, secondo quanto riferito da fonti della famiglia della giovane, avrebbe tolto lo sgabello da sotto i piedi della ragazza.

venerdì 24 ottobre 2014

Silvana Di Girolamo (Dinka) - Vincitori dell'anima



Oltre quel velo di ingiustizia ci incontreremo
un giorno

Scavalcheremo la coltre di ipocrita viscosità
Abbandoneremo di la tutte le nostre colpe

Ci potremo toccare e guardare e amare
Liberi da ogni malintesa incomprensione

Avremo un'aura da vincitori dell'anima
E in premio un cuore più grande
Che possa contenerci per intero
E pulsare più forte non in noi
Ma con noi

Per non essere mai più morti dagli occhi vivi
Ma involucri ricchi di doni da distribuire

Al mondo

ph dal web


giovedì 23 ottobre 2014

Silvana Di Girolamo (Dinka) - Il tempo insegna



Il tempo è il nostro maestro
Scopre sempre tutte le carte
Svela tutti i misteri e i misfatti
Il tempo è amico della verità
Se sei amico della verità
Poiché il tempo
Non può sconfiggere l'ignoranza

Il tempo sarà amico o complice
Secondo l'uso che ne fai
Perché la verità puoi metterla da parte
Come si rinnega il padre

Puoi dimenticarla
Manipolarla
Adattarla
Ignorarla

Ma il tempo ....
Il tempo è nostro maestro
Scopre sempre tutte le carte

ph dal web

mercoledì 22 ottobre 2014

Silvana Di Girolamo (Dinka) - Conflitto


Quando entri in conflitto con te stessa è la fine
Quando il tuo stesso volere ti fa soffrire
Che cosa ti salverà?
E metti altro sale sul sangue
Sperando che si fermi
Desiderando che faccia tanto male
da rinunciare, da lasciare
Ma il dolore non è mai più forte 
della tua stessa volontà 
Ti ferisci 
Conficchi quelle spine nelle tue carni 
Assicurandoti che facciano male davvero
Guardi le tue ferite e speri 
Che uccidano quella parte di te
Quella che non vuoi ascoltare
E lei sa 
E ti guarda 
Chi abbasserà per prima le palpebre?

Io sono nata così
Ho fatto presto finta di niente
Mi sono costruita una vita di successi
Una esistenza ad immagine
e somiglianza di un'altra
Ho ingannato tutti
Ma non è cambiato 

Alla fine di ogni giornata
lei torna a guardarmi
Ed io non sono capace
Non riesco 

Ad ignorarla


ph Katarzyna Konieczka 

domenica 19 ottobre 2014

Quale esistenza? dg Dinka



Stai attaccato alla vita con tubi respiratori
Inali vecchio ossigeno già usato
Attraverso canali distorti di una realtà
Compra - Getta - Acquista ancora


Pascoli i tuoi pensieri su un terreno arido
Vivi inseguendo desideri
Avendo tutto avuto senza mai godere
Il tuo occhio rivolto su un orizzonte
lontano da ogni futuribile presente


Non controlli la tua vita
La dai in pasto ai nuovi mercanti
Moderni negrieri dell'incanto
E consumi vizi
Mentre loro consumano te

La vita è vivere, guardare le cose
Respirarle, ascoltare .... stare seduti a contemplare
Correre a perdifiato, fare un bel tuffo nel mare
Guardarsi dentro agli occhi e non parlare


Tu guardi solo pareti in cemento 
Ascolti rumori
Stai davanti a un televisore
E piangi per cose finte


Mentre la fuori il mondo muore.

ph dal web


sabato 18 ottobre 2014

Silvana Di Girolamo (Dinka) - Perché non mi dimentichi di lui




Ho attraversato scalza l'inferno

Per giungere fino a te

Ti ho inseguito sulle ali della memoria
Mentre i sogni riproducevano
Un paradiso che ci appartiene


Adesso ti ho qui davanti
Ti guardo
I miei pensieri fanno domande
Devo cercare di rispondere
O continuare questo presente?


Tanto il domani fa sempre male
Non appena diventa ieri


Devo imparare a inscatolare i ricordi
La mia vita in un imballo ermetico
Una capsula crioconservata
Sotto azoto liquido
Per riaprirla quando avrò imparato
A guardare solo il presente
A ignorare il passato che mi segue
Come un cane docile
Che lecca il mio viso


Perché non mi dimentichi di lui





ph dal web

venerdì 17 ottobre 2014

Emanuele Scaduto - Che ci chiamassero uragani



                                       Noi che balziamo da un letto all’altro
                                       Come tigri gelose del proprio cibo
                                       Che ci mettessero al rogo
                                       Per questo amore così ardente.

                                       Che ci impiccassero
                                       Sfiniti, sfamati, affollati, ben decisi
                                       Denti, conigli, sintagmi, forchette sporche
                                       Del nostro eterno amore.
                                       Che ci trapanassero di lieti pensieri
                                       Come questi che sto adesso descrivendo.

                                       Che incendiassero battaglie!
                                       Che frantumassero poltiglie!
                                       Ma il nostro cinguettio di parole mortalmente sane
                                       Questo è ciò che veramente io definisco
                                       Infinità di pensiero e superbo pensare
                                       Contrapposizione di questi nostri istanti
                                       Che verranno, in ogni modo, sprecati
                                       Tra la luce del vento ed il tuo capo in Occidente.

ph dal web

giovedì 16 ottobre 2014

Silvana Di Girolamo (Dinka) - Il tocco del male


                           Lei ti guarda
                                      Mentre rimesta tra le tue viscere
                                                 In cerca di una debolezza

                          Il suo sguardo è un soffio rovente
                                      Il suo alito brucia agli occhi
                                                 Le dita aprono la carne con il solo gesto

                          La sua è l'indifferenza di chi 
                                      Vuole vederti implorare

                           Fa di tutto perché tu non ti dimentichi di lei
                                      E tu paghi l'affitto per ogni ora e per ogni respiro
                                                 Che lei beffardamente ti concede

                           Non puoi ignorarla
                                      Nemmeno pregarla 
                                                 Puoi solo continuare a vivere



Finché ce n'è


ph Katarzyna Konieczka

Silvana Di Girolamo (Dinka) - Aforisma numero zero


Beffati del diavolo e costruisciti le tue corna


Ph dal web

mercoledì 15 ottobre 2014

Dinka - Scrivendo tra le vie del centro

Ci sono momenti senza luce
Non importa quanto sole splenda fuori

Ti guardi intorno e scopri una realtà di buchi chiusi

Manichini dai piedi finti occhieggiano con orbite piene di pubblicità
Tu mi desideri .... vuoi comprarmi?

Passa alla cassa, oggi hai uno sconto speciale sul prossimo acquisto

Ma anche così o forse per questo, qui è pieno di inutili buchi vuoti

Oggi cado per strada su un marciapiede battuto da anime dannate

Cado mentre scrivo di quello che non vorrei che fosse

Ripassa di notte, se vuoi vedere luci e colori, bottiglie ed ebeti sorrisi

Ma io no, non cambio il mio guardare per strada

I buchi vuoti ora riempiti di compro e vendo oro

È una disfatta su un campo di ortiche

Una resa senza nessuna bandiera bianca           a sventolare






martedì 14 ottobre 2014

Silvana Di Girolamo (Dinka) - A L I




Le mie ali 

Stanno rinchiuse 
Dentro una gabbia nascosta

Solo io posso accedervi

Non forzare il mio nascondiglio
Mi costringeresti a lasciarle andare 

E io 
Ne morirei



ph dal web