venerdì 31 ottobre 2014

Nessuno sceglie di che morte morire di Silvana Di Girolamo - Quinta parte



La signora Lia Verruso si era sempre alzata all'alba. Detestava le sveglie, non ne aveva mai posseduta una e quando suo marito era morto era stata la prima cosa che aveva fatto sparire del defunto. Aveva sempre odiato quel tic tac che sembrava comandare ogni suo attimo di vita, ogni respiro dell'aria che ingoiava. E che aveva scandito ogni minuto della lunga malattia di quell'uomo. 

Lei non ne aveva bisogno, punto! Sapeva percepire l'attimo stesso in cui il sole faceva capolino su questo emisfero terrestre, il suo corpo lo sentiva e si svegliava all'istante, pronta e vispa come una scolaretta al suo primo giorno di scuola. Lei viveva all'unisono con l'ambiente che la circondava e conosceva ogni rumore del quartiere a quell'ora. Come un direttore d'orchestra sapeva un attimo prima che suono avrebbe sentito e ne sapeva interpretare il significato. Per questo avvertì subito la voce fuori dal coro in quella umida mattina di marzo. E allenata com'era, non le ci volle molto per capire da dove venisse. Solo non riusciva a comprendere perché la signorina del piano di sotto producesse quello strano rumore metallico, oltretutto fuori tempo, privo di ritmo. Strideva proprio con l'armonia dei suoni naturali che era abituata a sentire provenire dal palazzo. Si spostò di stanza in stanza finche non fu proprio sopra a quel rumore. Adesso poteva percepirlo anche con i piedi. Era terribilmente stonato! D'altra parte corrispondeva perfettamente al carattere stridente della vegliarda, non ci si poteva aspettare nulla di melodioso da lei, da una personalità così sgradevole. 

<Si ma ...perché? Perché mai le è venuto in mente di mettersi a 'suonare' come una jazz band fradicia di rum a quest'ora così melodiosa del giorno? > Mentre si faceva queste domande cercava di calcolare il punto esatto di origine di quello strimpellio sgraziato. Non riusciva a stabilire se provenisse dal bagno o dalla cucina. Ma ecco che il suono cessò del tutto. La signora Lia ringraziò mentalmente qualunque cosa fosse intervenuta perché ciò accadesse e tornò alle sue faccende. 


La vecchia era allo stremo. Maledicendo quella brutta stronza del piano di sopra che non capiva un cacchio, svenne. Per parecchio tempo stavolta.


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