mercoledì 27 luglio 2016

Quando arriverà l'inverno - Dinka


                Quando arriverà l'inverno
                Mi troverà ritta
                Su una primavera appassita
                Dove l'estate non si è maturata

                Ho tagliato la lingua al serpente
                Scaldato il pugnale
                Su un fuoco di rabbia e inclemenza
                Cauterizzato la sua bocca
                Che non ricrescano altre lingue

                Se l'inverno arriverà 
                Prima della Grande Signora
                Mi troverà pronta

                Gettate via tutte le chiavi
                Arsi i sentimenti
                In un rogo che ancora brucia
                Sotto la pelle inaridita
                In apparenza immobile
                Sfilo dentro l'anima
                Con tutto il mio dolore

                Non per la paura di non vivere
                Solo per l'angoscia di continuare


                art Isaiah Maghanga

domenica 24 luglio 2016

dal Diario dell'Ossessione - Dinka



A volte l'aria è così densa 
Sembra cemento liquido
Penetra dentro ogni mio spazio 
Lentamente mi immobilizza
La mente si assenta
Non compie un viaggio
Fuori dal mondo conosciuto
Semplicemente non è 
Per lunghi attimi
Sarà così la morte?

lunedì 18 luglio 2016

Dimentico - Dinka


Bevo dal calice delle dolci bugie


(Dimentico) 


Vivo solo con questo dolore


foto dal web

mercoledì 13 luglio 2016

Scrivo.... Dinka

Scrivo per liberarmi dalla schiavitù 

delle parole che mi ronzano

incessantemente nella testa. 

Non conosco il silenzio interiore, 

siamo sempre state Io e Me. 

Noi ci parliamo, ci guardiamo

e ci scambiamo tutto. 

Scrivere è come invitare un ospite a cui 

possiamo raccontare qualcosa e da cui possiamo attingere sensazioni diverse riflesse nella luce
 
dei suoi occhi. Un sistema per conoscere il mondo esterno a noi. Scriviamo nell'attesa di essere 

lette in un modo diverso, per trovare quel bivio che infine ci separi.


art Anja Matko


venerdì 8 luglio 2016

Un tempo mi chiamavano per nome - Dinka

 

Sai, non sono sempre stato così pezzente
Anche se a volte nemmeno ci credo 
So che un tempo non lontano
Ero come te 

Era bella la mia famiglia
Avevo un lavoro, lo stipendio a fine mese
Le vacanze programmate
Una casa e l'auto

Non so dirti come tutto è cambiato
Ricordo solo le bombe
E le gambe del mio vicino
In due punti troppo distanti
E il suo bambino steso
Sulla parabola del mio televisore

Quello che è successo dopo 
È solo incubo e terrore
Un rumore più forte
E stringevo i miei bambini
Che mi guardavano 
Con occhi di cielo
Stare al lavoro era tremendo
Pensavo tutto il tempo 
Al figlio del vicino
Appeso troppo in alto
Con la testa squarciata
Che gocciolava giù


II
Un giorno tornando da lavoro
Sentivo le bombe
Vedevo il fumo delle macerie
Mentre correvo a casa e pregavo
Pregavo che no, non fosse casa mia 
Tutta quella polvere nel cielo
Ricordavo i miei vicini e urlavo forte
Non so che pazzia mi ha preso
Ma quando ho visto i miei bambini
Bianchi di paura e di detriti
Ho preso quel che potevo 
Ho preso mia moglie
Ho preso i miei figli
E folle di terrore ho cercato un mezzo
Qualsiasi modo era ok se ci portava lontano
Dalle bombe, dai soldati, da quell'inutile guerra
Mai voluta, mai compresa


II
Ora siamo qui, poveri tra i poveri
Ci fanno sentire sporchi e ladri
Ci chiamano profughi, rifugiati
Un tempo mi chiamavano per nome
Sembra una favola
Ma un tempo avevo una vita normale

Tu dici: Siamo tutti poveri, oggi
Hai mai visto un campo profughi?
Hai mai dovuto guardare i tuoi bambini
Mentre gli manca tutto 
E tu non puoi dargli niente?
Sorridere fiducioso alla tua donna
Che ti guarda con occhi di silenzio
Conoscendo ogni suo singhiozzo
Represso tutte le notti 
Sotto la maledetta tenda
Che è l'unica cosa che possiedi
L'unica cosa tra la tua vita
E tutto quello che sta fuori
Sorriderle mentre vorresti sprofondare
Promettere te stesso al diavolo
Pur di vedere i tuoi cari fuori 
Da questo incubo senza data di scadenza


V
Nessuno di noi ha scelto tutto questo
Devo farmi forza ogni mattina
Per ricordare chi sono 
Mi ripeto che ho diritto a un pezzo di mondo 
Insieme ai miei figli
Lotto per loro a cui non so cosa insegnare
Perché in questo posto non c'è nulla da imparare
Allora gli racconto la favola del mondo ideale
Dove la vita di un uomo
Non dipende da pezzi di carta scritta
Di un mondo senza filo spinato 
Dei da pregare
Tutti i colori uguali 
Un mondo in cui ciascuno sceglie
Semplicemente di vivere e costruire

Racconto favole, favole ...
Fino a sfinirci
Mentre altri uomini in divisa 
Ci guardano da lontano



immagini dal web di Syria e Idomeni

mercoledì 6 luglio 2016

La donne scomode - Dinka


Quelle che lottano
Che hanno idee e le difendono
Le donne guerriero
Che non avranno nessun uomo 
Per il loro riposo

Le donne misconosciute
Da chi divide il mondo
In maschi e femmine

Le donne che sono in guerra 
Anche quando fuori
C'è la pace

Le donne sempre all'erta
Perché l'istinto è protezione
Per una specie
Che non merita assoluzione

Le donne
Che fanno paura per la loro natura
L'empatia con cui leggono
L'animo agli uomini

Le donne
Spesso oggetto
Anche quando non lo sanno

Uomo 
Sei atavico desiderio di possedere
La fantasia 
con cui coloriamo il mondo
La fluidità 
del nostro vivere
La capacità 
di creare dove tu distruggi

Se vuoi una donna
Devi lasciarla andare



art Hector Pineda




lunedì 4 luglio 2016

Stay Human: Carovana Umanitaria per Salonicco - dal 30 luglio al 7 agosto 2016


Casa è la canna di una pistola
Nessuno lascia la propria casa a meno che
casa sua non siano le mandibole di uno squalo
verso il confine ci corri solo
quando vedi tutta la città correre
i tuoi vicini che corrono più veloci di te
il fiato insanguinato nelle loro gole
il tuo ex-compagno di classe
che ti ha baciato fino a farti girare la testa dietro alla fabbrica di lattine
ora tiene nella mano una pistola più grande del suo corpo
lasci casa tua
quando è proprio lei a non permetterti più di starci.
nessuno lascia casa sua a meno che non sia proprio lei a scacciarlo
fuoco sotto ai piedi
sangue che ti bolle nella pancia
non avresti mai pensato di farlo
fin quando la lama non ti marchia di minacce incandescenti
il collo
e nonostante tutto continui a portare l’inno nazionale
sotto il respiro
soltanto dopo aver strappato il passaporto nei bagni di un aeroporto
singhiozzando ad ogni boccone di carta
ti è risultato chiaro il fatto che non ci saresti più tornata.
dovete capire
che nessuno mette i suoi figli su una barca
a meno che l’acqua non sia più sicura della terra
nessuno va a bruciarsi i palmi
sotto ai treni
sotto i vagoni
nessuno passa giorni e notti nel ventre di un camion
nutrendosi di giornali a meno che le miglia percorse
non significhino più di un qualsiasi viaggio.
nessuno striscia sotto ai recinti
nessuno vuole essere picchiato
commiserato
nessuno se li sceglie i campi profughi
o le perquisizioni a nudo che ti lasciano
il corpo pieno di dolori
o il carcere,
perché il carcere è più sicuro
di una città che arde
e un secondino
nella notte
è meglio di un carico
di uomini che assomigliano a tuo padre
nessuno ce la può fare
nessuno lo può sopportare
nessuna pelle può resistere a tanto
Il
Andatevene a casa neri
rifugiati
sporchi immigrati
richiedenti asilo
che prosciugano il nostro paese
negri con le mani aperte
hanno un odore strano
selvaggio
hanno distrutto il loro paese e ora vogliono
distruggere il nostro
le parole
gli sguardi storti
come fai a scrollarteli di dosso?
forse perché il colpo è meno duro
che un arto divelto
o le parole sono più tenere
che quattordici uomini tra
le cosce
o gli insulti sono più facili
da mandare giù
che le macerie
che le ossa
che il corpo di tuo figlio
fatto a pezzi.
a casa ci voglio tornare,
ma casa mia sono le mandibole di uno squalo
casa mia è la canna di un fucile
e a nessuno verrebbe di lasciare la propria casa
a meno che non sia stata lei a inseguirti fino all’ultima sponda
a meno che casa tua non ti abbia detto
affretta il passo
lasciati i panni dietro
striscia nel deserto
sguazza negli oceani
annega
salvati
fatti fame
chiedi l’elemosina
dimentica la tua dignità
la tua sopravvivenza è più importante
Nessuno lascia casa sua se non quando essa diventa una voce sudaticcia
Che ti mormora nell’orecchio
Vattene,
scappatene da me adesso
non so cosa io sia diventata
ma so che qualsiasi altro posto
è più sicuro che qui.


Warsan Shire poetessa Keniota-Somala

* * * * *
Il 30 luglio partirà dal porto di Ancona una carovana umanitaria diretta a Salonicco con l’intento di portare un po' di aiuti in questi campi governativi nati dallo sfollamento di Idomeni, campi che, per quanto sappiamo, sono al momento abbastanza inumani, non riuscendo a fornire neanche le cure e i beni di prima necessità (condizioni igieniche scandalose, scarsità di acqua...) La nostra presenza sarà un segnale di fratellanza, ma anche di denuncia di ciò che sta accadendo. Uno degli obiettivi è anche di girare un documentario sulla situazione in cui versano i campi.
Servono Kit igienici, antizanzare, creme solari, medicinali di base, cibo. Il tutto preferibilmente verrà acquistato in loco, abbiamo le auto stracolme e traghettarle costa, spedire i pacchi costa e si perdono. Inoltre in Grecia i prezzi sono più bassi. Quindi servono un po’ di soldini, anche perchè ogni campo ha le sue carenze, acquisteremo secondo necessità. Non siamo una Onlus, una Ong, solo privati cittadini che stanno ricevendo l'autorizzazione dai governativi e si stanno pagando viaggio, vitto e alloggio di tasca propria. Nemmeno un centesimo verrà disperso.
Sono famiglie come noi che avevano una vita e si sono ritrovate a fuggire da una guerra di cui siamo indirettamente parte responsabile.
Un'auto tassazione anche di soli 5 euro potrebbe fare il miracolo. Grazie a chiunque voglia inviare il suo contributo. Penso che in parte abbiamo anche noi la nostra responsabilità.
Grazie a tutti!

Silvana dg Dinka

venerdì 1 luglio 2016

Lascio che i rovi mi crescano intorno - Dinka


Abbraccio la fine di una vita 
Che ha perduto il sogno
Perdendosi a sua volta

Quale luce potranno seguire
I miei occhi  
Ciechi
Distrutti da false stelle cadenti

Abbasso le palpebre
Chiudo l'anima
Lascio che i rovi
Mi crescano intorno

Forse in un'altra vita
Tra quelle spine 
Potrò mangiare le more

*

art Zdzislav Beksinski