(È solo paura del buio e di non essere amati)
Il
genere horror non mi appartiene. Però ricordo che c'è stato un periodo
in cui mi divertivo a vedere film dell'orrore prima di andare a dormire.
Tanto più erano cruenti, tanto più li trovavo comici. Ecco perché ho
scelto di realizzare una piccola e semiseria galleria di mostri
quotidiani. Loro sì che fanno paura! Ma anche ridere, se li conosci:
#1 La felina diversamente viva
Un po' zombie e un po' zoccola, la felina diversamente viva, anche detta gatta morta, è l'incubo ricorrente degli uomini con la sindrome del principe azzurro. Non siate maliziosi: l'azzurro non è l'effetto collaterale di un abuso di viagra. Che poi, a voler essere pignoli, è blu. Cosa dici? Come faccio a saperlo? Ops, mi frega sempre la mia pignoleria! Comunque, non lo sono. Non più almeno. Aspirante principe azzurro intendo. I cavalli bianchi costano e la calzamaglia mi sta male: ho le gambe grosse. Ecco perché neppure la sindrome di Peter Pan mi s'addice. Quella orrenda tonalità di verde, poi. Sono più un tipo delicatamente noir: piccolo e nero come Calimero, ma senza guscio sulla testa. Hai ragione, non è di me che devo parlare!
Tornando alla felina diversamente viva, esiste un'ampia letteratura scientifica che ne tratta. Solitamente vestita in modo provocante, ma non troppo per non cadere nella categoria delle roditrici, che sono senza dubbio più oneste intellettualmente, la si può riconoscere dalla strategia. Troppo tardi, però! Prima fa sentire importante la preda e poi fa leva sul suo istinto di protezione. Il risultato? Quando il malcapitato di turno arriva a pensare di essere in dovere di fare tutto per renderla felice (leggi innamorato), - lei, poverina, che ha tanto bisogno di essere protetta; lei, poverina, che senza di lui non sarebbe niente – la felina se ne è già stancata e va in cerca di un uomo che non sia (ancora) uno zerbino. Come difendersi? Con una sana dose di autostima, che rende immuni dall'adulazione. Con la consapevolezza che non siamo la soluzione ai problemi degli altri: ognuno si salva da solo, se lo vuole.
#2 Il serial liker
A differenza del serial killer, il mipiacista seriale non ti uccide, ma rompe! E anche tanto! È un tipo di mostro moderno, incrocio tra un adolescente brufoloso in crisi ormonale ed un modem. Il suo habitat naturale è il social network. Mipiacia su facebook, cuora su tumblr e instagram, stellina su twitter: ecco qual è il suo comportamento. So che i termini sono orrendi, ma è ancora più orrendo il movente del suo agire: la disperata ricerca di consenso e attenzioni. Solitamente di sesso maschile, ma non mancano esempi di donne serial liker, è un individuo social(mente) pericoloso in quanto non ha compreso che chi ti ama c'è sempre, ancor prima di chiederti l'amicizia. E che chi non ti caga non lo farà mai, neppure con tutti i like del mondo.
Chiedo umilmente venia per aver parafrasato indegnamente la bravissima Margaret Mazzantini. Così come ammetto di essere stato anche io un serial liker, ma poi mi è passata grazie ad un periodo di allontanamento da facebook e l'esperienza del blog. Sono stato, infatti, recentemente costretto a bloccare delle ammiratrici un po' troppo presenti: avevano confuso la mia bacheca per un confessionale. Ora, essendo figlio unico, non mi sentivo a mio agio nei panni del Grande Fratello. Perché, ed è questo che molti ignorano, il datore di consenso chiede in cambio un notevole dispendio di energie mentali ed emotive. Siamo in presenza di un vampiro energetico. L'antidoto per non esserne vittima e non diventarlo? Semplice: comprendere che nessuno ha il dovere di legittimare il proprio essere. Nessuno ha il diritto di legittimare o meno l'esistenza altrui. Si vive a prescindere da un mi piace, per fortuna.
#Il critico
È il mostro più pericoloso di tutti in quanto in grado di minare completamente la fiducia in te stesso. Ascolta, probabilmente, ti hanno insegnato che le critiche servono a crescere. Una balla colossale! Dietro una critica c'è sempre una presunzione di superiorità. In un mondo ideale, alla pars destruens segue una pars construens. Ma questo non è il migliore dei mondi possibili. Nessuno è immune dal commettere degli errori, e pochi sanno costruire. I più distruggono e basta.
A proposito di errori, sei davvero sicuro di avere il diritto di correggere quelli altrui? Al massimo, e parlo per me, potrei sentitimi in dovere di correggere i miei, che sono tanti. Ma non è detto. Un eccesso di autocritica è altrettanto dannoso. E non credere neppure al mantra dell'arroganza: “scusa se te lo dico, ma è la verità. Lo sai che dico sempre quello che penso”. La verità? Quale verità? La tua, forse. E sei sicuro che il pensiero sia davvero tuo? Se non fossimo immersi in un flusso di coscienza collettivo, allora potremmo parlare di originalità del pensiero. I buddhisti invece insegnano che non vi è coincidenza tra la mente ed i pensieri che l'attraversano. Mantra è un termine sanscrito che significa appunto protezione della mente.
Intendiamoci, gli insegnanti hanno il diritto/dovere di correggere gli errori dei propri alunni. Ma i maestri di vita, quelli veri, educano solo con l'esempio, spesso ignorando persino di essere tali. E io non lo sono. Non un maestro (mai stato) e neppure un mostro (non sempre almeno).
Conclusioni
Credo non vi sia nulla di più insopportabile che vedere negli altri il riflesso dei propri difetti. E potrei continuare a lungo in questa carrellata di mostri quotidiani, ma sempre con la consapevolezza che a fare più paura sono aspetti della nostra personalità che rivediamo nell'altro da noi. Forse, ma non ne sono sicuro, un giorno impareremo ad integrare la nostra ombra, come suggeriva Carl Gustav Jung. E allora saremo seppelliti da una grossa risata, la nostra: eravamo solo bambini con la paura del buio e di non essere amati.
©Massimiliano Cerreto - Titoli provvisori per un romanzo postumo
P.S. L'immagine ritrae il cast del Circo de los horrores
#1 La felina diversamente viva
Un po' zombie e un po' zoccola, la felina diversamente viva, anche detta gatta morta, è l'incubo ricorrente degli uomini con la sindrome del principe azzurro. Non siate maliziosi: l'azzurro non è l'effetto collaterale di un abuso di viagra. Che poi, a voler essere pignoli, è blu. Cosa dici? Come faccio a saperlo? Ops, mi frega sempre la mia pignoleria! Comunque, non lo sono. Non più almeno. Aspirante principe azzurro intendo. I cavalli bianchi costano e la calzamaglia mi sta male: ho le gambe grosse. Ecco perché neppure la sindrome di Peter Pan mi s'addice. Quella orrenda tonalità di verde, poi. Sono più un tipo delicatamente noir: piccolo e nero come Calimero, ma senza guscio sulla testa. Hai ragione, non è di me che devo parlare!
Tornando alla felina diversamente viva, esiste un'ampia letteratura scientifica che ne tratta. Solitamente vestita in modo provocante, ma non troppo per non cadere nella categoria delle roditrici, che sono senza dubbio più oneste intellettualmente, la si può riconoscere dalla strategia. Troppo tardi, però! Prima fa sentire importante la preda e poi fa leva sul suo istinto di protezione. Il risultato? Quando il malcapitato di turno arriva a pensare di essere in dovere di fare tutto per renderla felice (leggi innamorato), - lei, poverina, che ha tanto bisogno di essere protetta; lei, poverina, che senza di lui non sarebbe niente – la felina se ne è già stancata e va in cerca di un uomo che non sia (ancora) uno zerbino. Come difendersi? Con una sana dose di autostima, che rende immuni dall'adulazione. Con la consapevolezza che non siamo la soluzione ai problemi degli altri: ognuno si salva da solo, se lo vuole.
#2 Il serial liker
A differenza del serial killer, il mipiacista seriale non ti uccide, ma rompe! E anche tanto! È un tipo di mostro moderno, incrocio tra un adolescente brufoloso in crisi ormonale ed un modem. Il suo habitat naturale è il social network. Mipiacia su facebook, cuora su tumblr e instagram, stellina su twitter: ecco qual è il suo comportamento. So che i termini sono orrendi, ma è ancora più orrendo il movente del suo agire: la disperata ricerca di consenso e attenzioni. Solitamente di sesso maschile, ma non mancano esempi di donne serial liker, è un individuo social(mente) pericoloso in quanto non ha compreso che chi ti ama c'è sempre, ancor prima di chiederti l'amicizia. E che chi non ti caga non lo farà mai, neppure con tutti i like del mondo.
Chiedo umilmente venia per aver parafrasato indegnamente la bravissima Margaret Mazzantini. Così come ammetto di essere stato anche io un serial liker, ma poi mi è passata grazie ad un periodo di allontanamento da facebook e l'esperienza del blog. Sono stato, infatti, recentemente costretto a bloccare delle ammiratrici un po' troppo presenti: avevano confuso la mia bacheca per un confessionale. Ora, essendo figlio unico, non mi sentivo a mio agio nei panni del Grande Fratello. Perché, ed è questo che molti ignorano, il datore di consenso chiede in cambio un notevole dispendio di energie mentali ed emotive. Siamo in presenza di un vampiro energetico. L'antidoto per non esserne vittima e non diventarlo? Semplice: comprendere che nessuno ha il dovere di legittimare il proprio essere. Nessuno ha il diritto di legittimare o meno l'esistenza altrui. Si vive a prescindere da un mi piace, per fortuna.
#Il critico
È il mostro più pericoloso di tutti in quanto in grado di minare completamente la fiducia in te stesso. Ascolta, probabilmente, ti hanno insegnato che le critiche servono a crescere. Una balla colossale! Dietro una critica c'è sempre una presunzione di superiorità. In un mondo ideale, alla pars destruens segue una pars construens. Ma questo non è il migliore dei mondi possibili. Nessuno è immune dal commettere degli errori, e pochi sanno costruire. I più distruggono e basta.
A proposito di errori, sei davvero sicuro di avere il diritto di correggere quelli altrui? Al massimo, e parlo per me, potrei sentitimi in dovere di correggere i miei, che sono tanti. Ma non è detto. Un eccesso di autocritica è altrettanto dannoso. E non credere neppure al mantra dell'arroganza: “scusa se te lo dico, ma è la verità. Lo sai che dico sempre quello che penso”. La verità? Quale verità? La tua, forse. E sei sicuro che il pensiero sia davvero tuo? Se non fossimo immersi in un flusso di coscienza collettivo, allora potremmo parlare di originalità del pensiero. I buddhisti invece insegnano che non vi è coincidenza tra la mente ed i pensieri che l'attraversano. Mantra è un termine sanscrito che significa appunto protezione della mente.
Intendiamoci, gli insegnanti hanno il diritto/dovere di correggere gli errori dei propri alunni. Ma i maestri di vita, quelli veri, educano solo con l'esempio, spesso ignorando persino di essere tali. E io non lo sono. Non un maestro (mai stato) e neppure un mostro (non sempre almeno).
Conclusioni
Credo non vi sia nulla di più insopportabile che vedere negli altri il riflesso dei propri difetti. E potrei continuare a lungo in questa carrellata di mostri quotidiani, ma sempre con la consapevolezza che a fare più paura sono aspetti della nostra personalità che rivediamo nell'altro da noi. Forse, ma non ne sono sicuro, un giorno impareremo ad integrare la nostra ombra, come suggeriva Carl Gustav Jung. E allora saremo seppelliti da una grossa risata, la nostra: eravamo solo bambini con la paura del buio e di non essere amati.
©Massimiliano Cerreto - Titoli provvisori per un romanzo postumo
P.S. L'immagine ritrae il cast del Circo de los horrores
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