È notte. Laceranti colpi di tosse mi dicono che sono di nuovo sveglia. Ho qualcosa in gola che mi stuzzica, mi causa un senso di vomito. Mi alzo di botto. Questo qualcosa si muove dentro la mia bocca. Corro lungo il corridoio, al buio, piedi scalzi, penso che non arriverò in tempo. Vedo con gli occhi della mente il vomito schizzare dalla mia bocca in un arco perfetto e spiaccicarsi sulla porta del bagno. Il mio bagno. Con la porta scorrevole e il vetro sabbiato. Blocco il respiro nel tentativo di ricacciare giù quella cosa. Accelero. Mi ferisco una mano da qualche parte. Continuo a correre verso il bagno. "Me ne devo liberare" Penso.
Intravedo il chiarore della porta bianca su cui traspare la luce lunare che entra dalla finestra. Porto la mano alla bocca. Premo forte. Qualche cosa serpeggia nella gola e mi stuzzica le labbra, da dentro. Un piccolo urlo, più simile a un gemito, sfugge al mio controllo. E mentre la mia mente è in preda a spasmi sinottici nel tentativo di razionalizzare quello che mi sta accadendo, la "Cosa" urla a sua volta. Lo fa dentro la mia bocca, che istintivamente si serra. Appena oltre la soglia del bagno aziono l'interruttore della luce. Resto accecata nel primo lampo che mi carpisce gli occhi, strizzandoli. La 'Cosa' continua a far pressione, mi riempie la bocca adesso. Mi guardo allo specchio che ho davanti. Vedo le mie guance gonfie che si muovono oscenamente, gli occhi spalancati, il corpo teso. É una vista troppo grottesca, mi dico che di sicuro non sono sveglia, è un brutto sogno.
Intanto la cosa spinge, sembra crescermi in bocca. Sento un altro gemito, stavolta agghiacciante, e non so più di chi sia. Mio... Suo? Sono in preda all'angoscia. Mi giro, mi dirigo verso la tazza del water per farla finita. Non faccio in tempo. Sento qualcosa farmi leva, tra i denti. Le mascelle si spalancano di botto, si slogano, come una saracinesca divelta con un piede di porco usato da una mano esperta.
Il dolore che mi ha accecato si è sintonizzato sulle onde cerebrali più alte. Lo choc versa adrenalina a schizzi nelle vene. Il cuore pompa come una centrale elettrica a carbone. Mille pensieri sgomitano nella mia mente. Non è mica normale quel che mi succede! Sono abituata a combattere il nemico in un immaginario corpo a corpo, ma al di fuori di me.
Girando le pupille in giù riesco a vedere cio che si sta riversando da quel che fu la mia bocca. È di un rosso così scuro e luccicante da sembrare più nero del nero. Informe. Pulsante. Scivola giù appoggiandosi al mio petto. Vorrei tanto strapparmelo di dosso, buttarlo via dalla finestra e chiudere tutto quanto ermeticamente. Ma sentimenti assurdi mi bloccano. Si .... sentimenti. Perché per quanto improponibile sia, quella cosa la sento mia, mi appartiene. Una sorta di Altra Parte che è stanca di rimanere rintuzzata, reclusa. Vuole luce. Se la prende. Mentre si compie questa specie di parto innaturale, fuori dalla finestra i primi cinguettii. Il giorno sta per rinascere.
Resto ferma, affascinata da questa sorta di lumacone che mi svuota da ogni peso mentre viene fuori. Ho deciso di lasciarlo libero. Ho deciso di farlo vivere. Mentre toccando già in parte il pavimento comincia a prendere forma, ho l'impressione che mi guardi negli occhi. Qualcosa comincia a vibrare dentro il cranio e si ripercuote nel battito del mio cuore. Mi viene il sospetto che la 'Cosa' stia cercando di parlarmi. Ascolto con orecchi aguzzi le sillabe soffiate da una sorta di feto in veloce trasformazione, la forma simile a labbra. Onde cerebrali come tsunami forzano il sistema cognitivo del mio cervello. Il suono si ripete esasperante, come il ticchettio di una pendola gigante. Ad un tratto capisco, si sta presentando, mi sta dicendo il suo nome! Travolta dalla curiosità e da un'ondata di appartenenza verso quelle fibre che si contorcono cercando di affermare il proprio essere, compio uno sforzo supremo e con le ultime gocce di raziocinio raccolgo quelle parole divenute un'eco gigantesca nella mia testa. Piena di orgoglio, quasi fosse mia figlia, urlo al mondo intero il suo nome:
R I B E L L I O N E
Art Lotta van Droom
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