domenica 2 novembre 2014

Nessuno sceglie di che morte morire di Silvana Di Girolamo - Ultima parte




< I macchinari ronzavano nel silenzio che adesso avvolgeva la stanza. Era stata una crisi peggiore delle altre, un crescendo disarticolato di suoni e scompostezze. Era stato agghiacciante, a tratti sembrava che sghignazzasse quando invece, ne era certa, erano singulti procurati dagli spasmi di dolore che la morfina non riusciva più ad attenuare. Avevano aggiunto altro cannabinolo alla miscela di palliativi che le somministravano e sembrava avere dato il giusto esito. Certo, erano sperimentazioni, non si sapeva ancora che effetto sortiva miscelare derivati sintetici e naturali, non si conoscevano le dosi, i sinergismi. Del resto la sperimentazione animale è tutta fumo negli occhi del popolo speranzoso in un miracolo. Non riusciva a capire come la gente potesse credere veramente che gli esperimenti fatti su un topo potessero dare delle serie e certe indicazioni sull'effetto di una determinata molecola nel corpo umano.>


<Sono l'unico superstite di una guerra batteriologica perpetrata ai nostri danni. Io Generale karınca , alla testa del mio esercito, sono responsabile dell’eccidio di tutta la mia colonia. Non ho saputo difenderla, non sono stato capace di prevedere le mosse del nemico. E così il malefico destino che attendeva il mio popolo si è dispiegato in questo luogo funesto. Lo stesso destino ingrato che mi ha voluto in vita perché vi raccontassi tutta la verità su questa atroce disfatta. 

Arrivarono all’improvviso, proprio quando credevamo avessero sgomberato la stanza per sempre. Avevamo visto portare via la vecchia signora a cui avevamo rubato lo zucchero nascosto nel comodino. Avevamo visto uscire tutti portando con se le poche cose che arredavano il posto. Esultammo! Avevamo grandi scorte di cibo e un posto caldo e sicuro per tutto il resto dell’ inverno. Ci rilassammo e qualcuno intonò uno di quei vecchi canti che ti fanno subito sentire a casa, al sicuro. Improvvisamente una luce accecante si abbatté su di noi. Perdemmo vista ed orientamento per qualche secondo, non ci accorgemmo che la stanza era stata invasa dal nemico. L’attacco fu veloce, violento ed inaspettato. Quando realizzai cosa stava per accadere ordinai il contrattacco, ma era già troppo tardi.

La morte cadeva dall’alto e si insinuava in qualsiasi fessura, non v’era posto sicuro dove il gas non potesse raggiungerci. Vidi i miei compagni, i miei amici, il mio popolo cadere contorcendosi in atroci spasmi, giacché il gas non da morte immediata. Piansi di impotenza. E di dolore. La vista era insopportabile. Io non so per quale motivo non sono ancora morto. Forse la rabbia, la disperazione, il rimorso mi hanno tenuto in vita per il tempo necessario affinché il mondo sapesse come è stata annientata una immensa colonia nota per la sua forza e la sua astuzia. Come è sparito un popolo glorioso che si faceva vanto di possedere le migliori capacità organizzative del pianeta. Noi! >

< Adesso era giunta l'ora. I dieci giorni di incoscienza erano già scaduti, era giunto il momento di prepararla. Alla fine si era affezionata a questa donna sola, arrivata in fase terminale nella clinica della dolce morte dove lavorava ormai da anni. Fra poco sarebbe arrivata l'equipe di medici che l'avrebbe terminata, così come scelto per contratto dalla stessa signorina, quando stava ancora bene. La clinica avrebbe "assorbito" tutti i suoi averi in cambio di una morte serena e dignitosa. La guardò ancora una volta chiedendosi come fosse stata la lunga vita di questa donna, se fosse stata felice, se avesse amato, se ne era valsa la pena di vivere fin quasi ai novanta anni. Le inviò mentalmente un addio e le augurò un buon viaggio, poi controllò ancora che i tubi nel naso e la flebo fossero ben sistemati e con un sospiro usci dalla stanza. Altre mansioni l’attendevano. Aveva un modulo da compilare, una segnalazione da fare all'amministrazione. In quegli ultimi giorni aveva notato troppe formiche in giro per quella stanza. Era ora di porvi rimedio con una bella disinfestazione.

Fine

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