M’era venuta voglia di pennette al pesto e stavo armeggiando per raccoglierlo dalla scodella e mischiarlo alla pasta. L’alieno accanto a me guardava curioso, seguendomi nei miei passaggi. A lui l’odore del pesto, o puzza che fosse, non arrivava: aveva questa specie di involucro plastico alla superficie che dava l’aspetto di un pezzo di carne impacchettato col domopack a tutti loro, e lasciava passare solo i gas; molecole aromatiche, neanche a parlarne. Senza di quello, avrebbero dovuto sviluppare antigeni per qualche miliardo di molecole, proteine e tossine distribuite ovunque nel mio ambiente terrestre; gli sarebbe venuto un coccolone che quelli di Roswell al confronto avrebbero battuto il record di sopravvivenza. Si sporse per guardare il fondo della scodella; sembrava perplesso. «Spreco?» domandai. Annuì, col movimento che facevano loro per annuire. Capii che anche loro erano stati lì lì per fottersi tutto. Gli buttai un’occhiata, poi mi rivolsi di nuovo verso la mia attività di rimescolamento. «Come avete fatto?» lui fece spallucce, ondeggiò. «Così?» insistei, e schioccai le dita. «Beh.. un pò più forte. Ihihihihih!!» ridacchiò, con una risatina schioccante fra la cicala e la iena ridens. «Non sarà… un pranzo di gala.» disse, con un lampo improvviso degli occhi.
Lou Malanova
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