mercoledì 16 luglio 2014

Dinka - Visions (mini racconto)


…Attraverso le pupille dell'uccello potevo percepire piccoli mondi che si muovevano intersecandosi, allacciandosi  gli uni agli altri. 
Brulichii di esistenze che si incontravano, si attraversavano inconsapevoli di se stessi e degli altri. Solitudini a cottimo pagate male, che non avrebbero mai raggiunto una età pensionabile, si consumavano in un qui e ora orfano. Privati di un presente come di un futuro, irraggiungibile se non attraverso una consapevolezza spenta e disillusa. Pochi avevano un aspetto ben definito. I più vagavano nella loro forma amorfa priva di consistenza e di spessore. Ognuno di questi mondi si muoveva in un'unica direzione, come in un termitaio organizzato e produttivo. Ma cosa trasportavano non riuscivo a indovinare. Mi avvicinai di più all'uccello che emise un suono pregno di allarme. E fu allora che compresi! Compresi la mostruosità che stavo osservando da alcuni minuti senza sperimentarne la portata! Quegli esseri ... Quelle cose ... Non erano creature complete! Erano solo smozziconi di frasi, di parole il cui insieme risultava  totalmente disarticolato! Ecco, pensai! Ecco dove vanno a finire i nostri pensieri dimenticati, i progetti abbandonati, gli sprazzi di ricordi! Nel riconoscere alcune cose mie ebbi un moto di orrore. Chi era quella donna che aveva avuto quel pensiero? Non certo io! E quel progetto bislacco …? E quell’azione immaginata così bene da essere quasi materiale persino in questo immondo cimitero di pensieri viventi? Ommioddio! Non era possibile, non riuscivo ad ascoltarmi, mi tappavo le orecchie, mi artigliavo il ventre, addentavo i miei bicipiti,  ma quelle cose oramai mi strisciavano dentro. Erano dappertutto e io urlavo, urlavo e mi dimenavo provando orrore misto ad un piacere così disgustoso che mentre vomitavo ero in preda ad orgasmi multipli. E intanto che ero travolta da tutto questo riuscivo anche a vedermi e a generare ancora pensieri che si univano agli altri in un divenire senza fine. Chi sono? Non mi piaccio … non mi voglio …. uccidimi, fammi morire ti scongiuroooo ….! Lasciami implodere ed esondare da me stessa. Liberami da questa carne e da questa immonda blasfemia …! Improvvisamente, mentre con un immaginario colpo di reni  sfuggivo all’assalto di una ennesima orda di pensieri viventi, una lama di buio assoluto colpì i miei occhi. Prontamente mi rifugiai in quell’oasi di pasciuto sollievo e lì giacqui cercando di riprendere fiato e senno. Ma il mio viaggio non era ancora finito. 


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